"Avvolte
l’inverso" raf@lillinet.org è un'idea del 1991 di Raffaello Ugo, interprete di materiali e ricercatore dell'anima delle cose.
Particolarmente interessato alla sperimentazione e al riciclo di diversi materiali approfondisce le implicazioni che riguardano la creazione degli oggetti e l’ideazione e
la costruzione delle macchine.
Realizza mostre,
performances
e spettacoli. Le sue macchine sono visibili nello spazioMu.
RICICLO
Riciclare, riutilizzare, creare
oggetti significativi dove apparentemente esistono solo rottami.
Entrare nella logica dei materiali per ridare un senso e un "ciclo"
agli oggetti e sondarne le diverse possibilità combinatorie.
Un lavoro di sperimentazione e di ricerca senza necessità di conoscenze tecniche
specifiche, al fine di scomporre e ricomporre gli
elementi dati.
Un barattolo di pelati che diventa un portapenne
subisce una trasformazione povera, il contenitore rimane un contenitore senza che siano
sfruttate appieno tutte le altre potenzialità del materiale:
l’elasticità, la malleabilità, la
leggerezza,
le proprietà tattili ecc. Gli oggetti che ci circondano
hanno
una storia, nascono in passaggi successivi e l’intuizione di
questi passaggi "spiega" l’oggetto, ne mostra la genesi e ne
favorisce l’uso ma anche la rielaborazione poiché
permette
di entrare nella logica che lo ha prodotto e quindi nella logica
intrinseca all'oggetto stesso.
In tutti i casi è necessaria una certa
curiosità. Il guardarsi intorno produce scoperte continue. Oggetti apparentemente insignificanti sono in grado di suggerire
spiegazioni e idee per insiemi più complessi. È
necessario
mettersi in
gioco, abbandonare le rassicuranti certezze per cui una stecca di
ombrello è solo un residuo di ombrello invece di un
prezioso e affascinante frammento di uno sconosciuto volatile vissuto probabilmente nel Giurassico Superiore.
MATERIALI
Comunemente al termine
"materiale" viene data
un’accezione pressoché negativa; "materiale" come
qualcosa
di grezzo, privo di personalità, cui solo
l’intervento
dell’uomo può trovare un senso e una collocazione. Quest’accezione è
frutto della stessa discutibile cultura che vede il mondo come un
immenso serbatoio di materie prime, di opportunità che
aspettano
di essere sfruttate e divide gli esseri umani in popoli civilizzati
(chi le sfrutta senza pudore) e selvaggi (che ci convivono).
Credo quindi che sia più
corretto cercare di "leggere"
negli oggetti inanimati (così come nel mondo) un senso, una
direzione, e con questi confrontarsi in un'interazione creativa dove
l’abilità dell’essere umano sta nel
leggere e far
emergere quelle che sono le potenzialità già
insite nel
materiale. Non il creatore che dà un senso alla materia
inerte
ma lo scopritore di ciò che è gia nelle cose.
In questo senso il termine "materiale" può
essere esteso senza alcuna connotazione negativa anche a gli esseri
viventi e quindi alle persone (l'educatore che lavora con un
gruppo di ragazzi, l’allenatore della squadra di calcio, il
regista di teatro). In una classe di
ragazzi, per esempio, ci si deve confrontare con un materiale in ebollizione da
leggere, interpretare e non con un elemento amorfo da costringere in
una forma prefissata. Non l’intervento come occasione per imporre la propria lettura del mondo a ragazzi privi
di autonomia ma un'opportunità per creare l'ambiente adatto
al
manifestarsi della lettura che i ragazzi cominciano a dare
dell’universo che li circonda e dunque un’apertura
al
confronto e all’elaborazione. È questa l’accezione in cui mi riconosco.
Per questo, quando lavoro non ho mai in mente l’immagine
dell’"insegnante" (colui che imprime) ma, ben più
forte,
quella dell’"educatore" (colui che "tira fuori"). Meglio ancora,
"l’interprete di materiali".
MACCHINE
Alcuni meccanismi
in movimento sembrano
produrre qualcosa che è più della semplice somma
dei singoli elementi, qualcosa di impalpabile ma indiscutibile che
è
riduttivo definire "movimento". Appaiono più come una suggestiva metafora dell’uomo e delle società in cui le
persone sono parti di uno stesso corpo e non come semplice sommatoria di
singoli gesti e pensieri ma influenzandosi profondamente l’un
l’altro. Il
"prodotto" di queste interazioni
è qualcosa di molto più complesso della somma
delle
singole parti, come un'anima collettiva. Per questo un lavoro sulle macchine,
intese come oggetti in movimento, è sia il lavoro sui loro risultati meccanici, sia sul
complesso insieme di implicazioni che li accompagnano.
Un gioco sulle innumerevoli
possibilità combinatorie del mondo, un gioco a scacchi con
le
leggi fisiche, con la curiosità per tutto ciò che produce qualcosa di
affascinante come il movimento e per quell’impalpabile ed essenziale
sovrappiù
di alcuni
oggetti
ben riusciti: "l’anima delle cose".