"Forme d'acqua"



“Forme d’acqua” nasce come riflessione sull’elemento acqua. L’acqua buona, quella che consente ogni forma di vita e l’acqua cattiva, quella dell’uragano Katrina.

Ma, mentre l’acqua in sé è semplicemente un elemento tra i tanti, per quanto indispensabile alla vita degli esseri, il fatto che possa essere buona o cattiva dipende solo dal punto di vista di noi umani. Se i disastri naturali sono sempre stati un modo un po’ rude da parte della natura per “assestare” il suo lavoro, i disastri che viviamo nella nostra epoca sono in gran parte dovuti all’attività predatoria dell’uomo: E’ l’effetto serra, così come ci appare oggi, frutto dell’ossessione per lo sviluppo che continua a risucchiare risorse non rinnovabili portandoci rapidamente verso un baratro da cui peraltro la natura si risolleverà tranquillamente lasciando scorrere qualche altro milione di anni prima di riprodurre nuove forme di vita.

La scelta che si offre è tra il chiudersi in sé stessi spaventati da quello che succede intorno o scegliere di assumersi le proprie responsabilità per un altro mondo possibile. 


La storia

La protagonista dello storia è una giovane donna senza nome. Il nome non le serve in quanto è probabilmente l’unica sopravvissuta di un disastro ecologico provocato dalla siccità. Il passato riemerge a brandelli dal suo monologo tra il reale e l’immaginario. Tutto sembra incominciare quando l’acqua è stata fatta confluire nelle condotte. Qualcosa si è spezzato nel rapporto con l’elemento. Quello che prima era un oggetto sacro immerso in un mondo di collegamenti che rimandavano a una logica olistica, ora è diventato un oggetto di scambio, da quantificare secondo misure standard, da comprare e da vendere. La solitudine del personaggio coglie brandelli di un quadro frammentato ma non ha la capacità di ricostruire gli elementi nel tutto. La sua riflessione è sterile, come succede a coloro che perdono il contatto con la realtà. Il discorso si ripiega su se stesso e il tempo è riempito da un ossessivo lavorio di macchine che muovono e si muovono con l’acqua. Queste macchine sono guidate da una logica, ma è una logica anch’essa chiusa all’interno di un discorso solipsistico e la mancanza di un confronto, di uno scambio con altri, altera pericolosamente la riflessione sulla realtà. La donna attende che l’acqua arrivi dal cielo ma il problema della siccità ,“il male”, che lei sembra pensare si risolverà con un gesto benigno della natura, non è fuori da sé e non si rende conto che il suo tentativo di ritrovare un rapporto, di “parlare”, con l’acqua è inutile se non è sostenuto da una presa di coscienza e dall’azione che ne discende.



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